Di cosa parliamo in questa lezione?
SEO internazionale, è questo l’argomento di cui parleremo in questa lezione. Cos’è esattamente la SEO Internazionale, in cosa differisce dalla SEO standard, come ottimizzare un sito web per i mercati esteri, quali sono le strategie più efficaci da adottare… sono molti gli argomenti che tratteremo.
Come saprai nella nostra SEO Academy trattiamo tutti gli argomenti correlati al posizionamento motori di ricerca. Se sei nuovo ti consiglio di dare un’occhiata alle precedenti lezioni, abbiamo trattato diversi argomenti che ti saranno utili per comprendere meglio quello di cui parleremo in questa lezione.
Se sei interessato a questa lezione probabilmente è perché hai un sito che vuoi ottimizzare per utenti stranieri o perché vuoi entrare in nuovi mercati ma non sai come fare o la tua strategia di Search Engine Optimization internazionale non ti sta permettendo di raggiungere i tuoi obiettivi di business.
Allora partiamo!
Cos’è la SEO internazionale?
Pariamo per prima cosa con il dare la definizione di SEO internazionale: è il processo volto a migliorare il posizionamento di un sito web all’interno dei motori di ricerca per utenti e paesi esteri.
SEO internazionale vs SEO standard o regolare
In cosa la SEO internazionale è differente dalla SEO standard?
Spesso la SEO internazionale viene intesa come semplice traduzione del sito esistente nelle lingue dei mercati target nei paesi d’interesse. In realtà la questione è, come vedremo tra poco, molto più complessa e rimanda non solo all’ottimizzazione di aspetti tecnici del sito ma anche ad aspetti sociali e culturali. Entrambi questi fattori poi, incideranno in maniera importante sulle strategie da adottare al fine di offrire ai potenziali clienti esteri la massima user experience (UX).
- Contenuti ben ottimizzati per keyword geolocalizzate.
- Contenuti creati ad hoc per ogni singolo Paese di interesse: ad esempio contenuti creati per potenziali utenti del Regno Unito potrebbero ad esempio non risultare così performanti per altri Paesi pur sempre anglofoni (US, Australia,…).
- L’uso non corretto dei tag canonical o hreflang, potrebbe poi far sì che alcuni siti non vengano nemmeno indicizzati.
- Rimanendo in argomento con gli ultimi 2 punti, potrebbe esserci il rischio di creazione di contenuti duplicati nei mercati in cui si parla la medesima lingua (ex: USA e UK o Spagna e Messico).
- A seconda del sito infine, della sua struttura, organizzazione e/o dei prodotti/servizi offerti, non sempre il gioco può valere la candela. Per prima cosa occorrerà quindi valutare se vi sia una reale necessità od opportunità a rivolgersi ai mercati esteri.
Quando fare SEO internazionale?
Per chi è deciso a ricercare opportunità nei mercati esteri, il primo step verso il cammino di internazionalizzazione riguarda la scelta del o dei mercati target. In tal senso utili indicazioni possono pervenire da report, dati e statistiche fornite da organizzazioni economiche e di consulenza internazionali e mondiali (WTO, McKinsey,…).
Ma preziose indicazioni è possibile ricavarle anche dall’analisi dei propri analytics.
Tramite la propria Dashbord in Google Analytics (qui), è possibile accedere al report “Dati geografici / Località e lingua”. Il report ci dirà se riceviamo già traffico e conversioni da utenti di altri paesi, le lingue utilizzate e se vi sono visitatori di altre aree che mostrano interesse verso i nostri prodotti.
Se la risposta è ampiamente positiva è tempo di definire una strategia di SEO internazionale.
Tool come Google Trends (qui), per rilevare tendenza e stagionalità delle ricerche, Google Market Finder (qui), per l’identificazione e analisi del mercato target, e Keyword Research Tool come Wordstat (qui), Ahrefs (qui) o SEMrush (qui) per l’identificazione delle principali keyword di riferimento a livello locale, si riveleranno a tale scopo un prezioso aiuto.
Attraverso questo tool invece potrai calcolare il ROI della tua strategia di SEO internazionale: clicca qui.
Come fare SEO internazionale?
Dopo aver svolto questa analisi preliminare, abbiamo stabilito quindi l’opportunità di attuare una strategia di SEO internazionale ed abbiamo identificato i mercati target e le abitudini di ricerca e acquisto dei potenziali clienti.
Siamo quindi pronti per vedere quali sono le best practices di international SEO e quali elementi la riguardano.
Scelta della struttura del dominio (ccTLD o gLTD, sottodirectory o sottodominio)
Il primo passo, dopo avere definito la scelta di optare per una strategia SEO multilingua, riguarda la scelta del dominio del sito. La scelta deve essere fatta prediligendo una struttura che semplifichi il targeting geografico del sito stesso o di parti di esso, per le diverse aree geografiche.
Le opzioni disponibili sono le seguenti:
- Dominio di primo livello nazionale – ccTLD (Country Code Top Level Domain): ad esempio miositoweb.co.uk per google.co.uk, miositoweb.de per google.de, e così via. Gli utenti sono più propensi a vistare siti locali ma questa opzione ha alti costi di gestione e manutenzione.
- Dominio di primo livello generico – gTLD (Generic Top Level Domain): sono domini con estensione generica quali .com, .net, .org,…
- Dominio gTLD seguito da una sotto cartella o sotto directory con codice della lingua: ad esempio miosito.com/de per Google.de, miosito.com/fr per Google.fr, e così via se ci vogliamo rivolgere ad un target di utenti tedeschi o francesi.
- Dominio gTLD preceduto da un sottodominio con codice della lingua: ad esempio de.miosito.com per Google.de, fr.miosito.com per Google.fr, e così via. I sotto domini come le sotto directory sono facili da implementare ma rendono difficile far capire all’utente quale contenuto apparirà u quella URL.
- Dominio gTLD con parametri lingua: ad esempio miosito.com?lang=de per Google.de e così via.
La migliore opzione, se il mercato è grande abbastanza, è quella di creare un sito per ciascun paese target ottimizzato sulla lingua parlata. Questa opzione risulta però molto costosa e tendenzialmente può essere quasi trattata come una SEO normale e non SEO internazionale. Questo perchè, facendo diversi siti su diversi domini (.it, .co.uk, .com, .fr, .es,…), Google considera i vari siti come piattaforme a se stanti.
Se non si dispone di budget elevati, la soluzione che ci sentiamo di consigliare nella maggior parte delle situazioni, è optare per l’utilizzo di sottocartelle del sito:
- miosito.com
- miosito.com/it
- miosito.com/de
- miosito.com/fr
- …
Tag Markup (hreflang)
Se un sito offre i medesimi contenuti a utenti di diversi Paesi, lingue o aree geografiche, dal punto di vista SEO è possibile ottimizzare i risultati di ricerca facendo riferimento ai principi della SEO internazionale.
Segnali di geolocalizzazione possono essere forniti ai motori di ricerca attraverso l’ottimizzazione di diversi elementi tra i quali la presenza, all’interno del comando <head> del codice HTML della pagina o del sito, del tag hreflang (approfondimento).
Si tratta appunto di un markup html che permette di segnalare a Google o altri motori di ricerca che esistono versioni in varie lingue del nostro sito o di suoi contenuti.
Esempio: <link rel=”alternate” hreflang=”codice_lingua“… >
Questo facilita il reindirizzamento dai risultati della ricerca, ad esempio di Google, alla versione della pagina nella lingua corretta.
L’utilizzo di questo markup è utile quando non si ha una sitemap o non si ha la possibilità di specificare intestazioni di risposta http per il sito.
Per un corretto utilizzo Google offre una pagina di supporto e delle linee guida aggiuntive, mentre ulteriori informazioni sono ottenibili dalla visione di questo video realizzato da Maile Ohye (Google).
Lingua target del sito (o delle pagine del sito)
Aiuta i motori di ricerca a capire quale lingua hai impostato sul sito.
Google utilizza solo i contenuti visibili della pagina per determinarne la lingua, mentre non utilizza per quanto riguarda la lingua le informazioni prese a livello di codice. Assicurati quindi di utilizzare una sola lingua per tutti i contenuti di quel Paese e non utilizzare ad esempio traduzioni affiancate che potrebbero creare problemi.
Fai inoltre attenzione alle traduzione automatiche che molto spesso non sono “perfette” e potrebbero essere viste come spam. Se utilizzi traduzioni automatiche assicurati di bloccare questi contenuti inserendo un comando NoIndex nel file robots.txt per impedire che i motori di ricerca eseguano la scansione delle pagine del sito tradotte automaticamente.
Altre best practices:
- assicurati che ogni elemento del sito sia nella lingua del paese o area target;
- non utilizzare traduttori linguistici come Google translate o simili (la traduzione non è accurata);
- se hai più versioni di una pagina aggiungi dei link che rimandano a versioni in altre lingue di quel contenuto;
- evita il redirect 301 automatico dei contenuti in base alla presunta lingua dell’utente al fine di evitare che non vengano visualizzate tutte le versioni del sito;
- per modificare la lingua dei contenuti nella pagina non utilizzare i cookie o le impostazioni del browser.
Impostazioni del targeting internazionale in GSC
Attraverso la sezione “Paese” del Rapporto Targeting Internazionale di Google Search Console (GSC) è possibile impostare un Paese per il sito.
La sezione “lingua” del rapporto consente invece di monitorare gli errori hreflang.
Contenuti ottimizzati per la lingua e cultura di utenti dei mercati target
È fondamentale che il sito e le relative pagine siano ottimizzate per la lingua e cultura degli utenti dei Paesi dei mercati target. Questo per far sì che gli utenti ricevano le giuste informazioni ed abbiano la migliore esperienza utente possibile.
La strategia SEO deve tenere conto infatti dell’impatto, a volte rilevante, prodotto dalle differenze culturali all’interno della medesima regione o area.
La localizzazione dei contenuti di una pagina non è assicurata di per sé dalla loro traduzione. La traduzione non è infatti una corrispondenza linguistica tra termini ma è il risultato di una mediazione linguistica tra culture diverse. La keyword su cui si basa una campagna SEO potrebbe così risultare completamente fuori target per utenti appartenenti alla medesima area linguistica. La keyword research è bene quindi che venga svolta con l’aiuto di un madrelingua del Paese ricevente.
Altro aspetto è legato alla link building. Assicurati che i tuoi contenuti siano rilevanti in modo da aumentare la probabilità di ricevere backlink da siti di quei Paesi.
Altri segnali SEO di geolocalizzazione
Oltre a quelli già visti, tra i segnali che mostrano ai motori di ricerca che il tuo sito si rivolge anche ad altri Paesi target, troviamo i seguenti:
- indirizzo IP del server locale;
- indirizzo fisico indicato nel footer e nella pagina “contatti”;
- numero di telefono dell’attività riportate nelle pagine;
- link da altri siti locali;
- indirizzo della scheda su Google my Business.
Conclusione
In questa lezione della tua SEO Academy preferita abbiamo parlato di SEO internazionale. Ti abbiamo dato utili informazioni su come definire in autonomia una strategia di international SEO per il tuo sito che puoi utilizzare da subito.
Questo però non basta. La SEO è un processo in continuo divenire con aggiornamenti che sono ormai all’ordine del giorno ed arrivare primi su Google non è quindi un processo semplice. Machine learning, intelligenza artificiale, SEO semantica e altre nuove cose influiscono anche sul modo di fare internazional SEO.
Rimani aggiornato e continua a seguirci, nelle prossime lezioni della SEO Academy parleremo di altre cose molto interessanti…
Se ti serve aiuto con la SEO internazionale, o con la SEO in generale, e se vuoi migliorare le tue conoscenze in ambito SEO… contattaci!
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