Di cosa parliamo in questa lezione?
SEO audit, è questo l’argomento di cui parleremo in questa lezione. SEO audit cos’è, come fare SEO audit di una pagina o di un sito web, cosa differenzia un on site SEO audit da un on page SEO audit o un SEO audit tecnico, cos’è una SEO audit checklist e come crearla, quali sono i migliore SEO audit tool e SEO audit plugin gratuiti e come utilizzarli… sono molti gli argomenti che tratteremo.
Come saprai nella nostra SEO Academy trattiamo tutti gli argomenti correlati al posizionamento sui motori di ricerca. Se sei nuovo ti consiglio di dare un’occhiata alle precedenti lezioni… abbiamo trattato diversi argomenti che ti saranno utili per comprendere meglio quello di cui parleremo in questo articolo.
Se sei interessato a questa lezione probabilmente è perché vuoi saper fare un perfetto audit SEO per migliorare il posizionamento e la visibilità del tuo sito web. E ti vuoi concentrare soprattutto sugli aspetti pratici di una SEO audit analysis e sulle tecniche di SEO auditing da seguire.
Allora non perdiamo ulteriore tempo e partiamo!
SEO audit cos’è?
Il SEO audit è una verifica sistematica, documentata e indipendente di tutte le aree di un sito web che influenzano il ranking sui motori di ricerca. Se eseguita correttamente, l’analisi SEO permette di identificare problemi e opportunità ed offrire soluzioni per migliorare le prestazioni. L’elemento di uscita del processo di SEO auditing è un documento riepilogativo di tutte le informazioni rilevanti riscontrate: il SEO audit report.
Perché fare un SEO audit?
Ecco elencati i motivi per cui è molto consigliato fare un SEO audit:
- Analizzare la situazione corrente del sito: un SEO audit ti offre una rapida panoramica sullo stato di salute generale del tuo sito web.
- Valutare i miglioramenti per ottenere maggiore traffico e visibilità: se il tuo sito non è correttamente ottimizzato hai minore traffico in entrata e minore opportunità di essere raggiunto da potenziali clienti.
- Stare al passo con i cambiamenti dell’algoritmo: Google e gli altri motori di ricerca aggiornano frequentemente i propri algoritmi al fine di restituire all’utente risultati il più vicino possibile al suo intento di ricerca. Strategia SEO, tattiche e contenuti devono conseguentemente subire aggiustamenti in relazione ai cambiamenti che intervengono.
- Analizzare il sito sulla base dei fattori di ranking: sono più di 200 i fattori o segnali utilizzati dagli algoritmi dei motori di ricerca per decidere il ranking di una pagina o un intero sito web.
- Ottenere un vantaggio competitivo: il SEO audit valuta anche quello che stanno facendo i tuoi competitors. E’ molto importante sapere cosa fanno e capire quali sono le strategie e le soluzioni da loro adottate, in modo da affinare le tue tattiche e strategie SEO per migliorare il posizionamento nei motori di ricerca dei tuoi contenuti.
Tipi di SEO audit
Un sito web può essere analizzato dal punto di vista SEO nel suo complesso o per singole aree. Questo fa sì che vi siano differenti tipi di audit, ognuno associato a ciascuna area da indagare. Oltre a SEO content audit, technical SEO audit, off page SEO audit e SEO link audit di cui parleremo diffusamente in seguito, distinguiamo qui:
- Local SEO audit: è la verifica delle prestazioni di un sito web relativamente al posizionamento in una SERP per risultati localizzati
- Competitive site audit: è la verifica finalizzata ad individuare opportunità di crescita che parte dall’analisi delle carenze presenti nel proprio sito rispetto a quelli dei competitors.
- Negative SEO audit: è la verifica ed analisi del decremento registrato in alcune metriche dopo che il sito è stato attaccato con metodi di negative SEO (strategie di black-hat SEO volte a danneggiare il posizionamento di un sito sui motori di ricerca).
- Red flag SEO audit: è una analisi finalizzata a rilevare quei problemi che danno luogo a penalizzazioni Google Penguin.
- SEO security audit: è una verifica della vulnerabilità del sito web.
SEO audit tools, estensioni Google Chrome e plugin
I SEO audit tool e SEO checker sono degli strumenti che aiutano il SEO auditor a velocizzare il processo di analisi e ottimizzazione SEO di un sito web. Tra i principali tool, plugin ed estensioni per Chrome utilizzati o proposti nel nostro esempio di SEO audit troviamo i seguenti.
Seo audit Tool
- Google Analytis (vai al sito)
- Google Search Console (vai al sito)
- Google PageSpeed Insights (vai al sito)
- Google’s Structured Data Testing Tool (vai al sito)
- Ahref (vai al sito)
- Copyscape (vai al sito)
- Screaming Frog (vai al sito)
- Seomofo (vai al sito)
- Bright Lab SEO Word Counter (vai al sito)
Eestensioni Chrome
SEO audit plugin
- BuiltWith
- WordPress SEO by Yoast
- WP Rocket
Come fare SEO audit
Il punto di partenza di un audit SEO è la pianificazione, fase nella quale devono essere definiti:
- scopo, obiettivi ed estensione dell’audit;
- scelta dei SEO tool;
- preparazione della SEO audit checklist
Segue poi la fase operativa nella quale, in base alla checklist, vengono indagate una o più macro aree del sito web (performance, crawling & indexing, user experience, content, ecc.). Per ognuna vengono esaminati in successione diversi elementi appartenenti alle seguenti 4 aree principali in cui si suddivide il processo di SEO audit:
- Tecnica
- Fattori di ranking On-Page
- Fattori di ranking Off-Page
- Analisi dei competitors
Per quanto riguarda la programmazione è buona pratica, a seconda della grandezza del sito, eseguire un veloce audit SEO con cadenza mensile e uno completo almeno 2 volte l’anno.
SEO Tech Audit
È la verifica volta ad individuare nel codice HTML, e in altri elementi tecnici di un sito web, i problemi che influiscono negativamente sulle sue prestazioni e sulla User Experience (UX).
Tra i principali punti di questo audit elenchiamo i seguenti.
Accessibilità del crawl (crawlability)
Se problemi tecnici SEO impediscono ai bot (o crawler o spider) dei motori di ricerca di accedere e scansionare le pagine (crawling) del tuo sito web, queste non vengono indicizzate. Le cause sono riconducibili principalmente ad errori nelle direttive date ai bot tramite il file robots.txt o alla presenza del meta tag No Index.
File Robots.text
Accidentalmente può essere stato impostato il comando “Disallow” col quale si blocca l’accesso al contenuto di una specifica pagina agli spider come Googlebot, .
Ecco un esempio di contenuto bloccato:
<head>
User-agent: Googlebot
Disallow: /example/
</head>
Per verificare che la tua pagina sia accessibile ai crawler puoi utilizzare tool come il Tester dei file robots.txt (ecco il link) di Google, oppure Screaming Frog SEO Spider.
Questo ultimo tool, nella versione free, consente il crawling di massimo 500 pagine e funziona in questo modo:
- scarica il programma da qui
- apri il tool ed inserisci la URL della tua pagina o dominio
- clicca su “start” per iniziare l’emulazione del crawling
- nella barra in alto clicca sul tag “Response codes”
- seleziona il filtro “blocked by robots.txt”
- esporta i dati in formato csv
Robots meta tag
Inavvertitamente, o per un motivo specifico, la pagina riporta il tag NoIndex il quale indica al bot di non indicizzare i contenuti della pagina e di non seguire il suo link.
Ecco un esempio:
<meta name=”robots” content=”noindex”, follow”/>
In entrambi i casi, per accedere al file robots.txt e da lì correggere l’errore, vai sulla barra degli indirizzi del motore di ricerca e aggiungi al tuo dominio il percorso ” /robots.txt” (es. https://www.euwebagency.com/robots.txt) e avvia la ricerca.
Occorre poi verificarne l’inserimento in indice con lo strumento controllo URL di Google Search Console (lo trovi qui). In alternativa il NoIndex tag può essere corretto anche tramite l’uso di un plugin WordPress o di altri CMS.
Indicizzazione pagina/sito
Appurato che i crawler possano accedere alle pagine, il passo successivo è quello di verificare che esse vengano effettivamente indicizzate. Un modo semplice è quello di avviare una ricerca manuale su Google utilizzando il comando “site:rootdominio” (es. site:euwebagency.com).
Se dalla ricerca dovesse risultare un numero significativamente inferiore (o superiore) di pagine indicizzate rispetto al dato conosciuto, allora occorre un approfondimento.
Se il dato è inferiore alle attese è possibile che ci si trovi in presenza di una penalizzazione Google Penguin, mentre se il dato è superiore è probabile che ci si trovi in una situazione di contenuti duplicati (o una situazione dovuta ai problemi di accessibilità indicati al punto precedente).
Per affinare la ricerca prova ad utilizzare Screaming Frog, cliccando sul tag “Directives” e selezionando il filtro “NoIndex”.
Specifica del dominio principale su Google
Del tuo sito possono esistere altre 2 differenti versioni:
- quella con il protocollo http:// o https:// –> http://iltuosito.com / https://iltuosito.com
- la variante con www o senza www –> https://www.iltuosito.com / https://iltuosito.com
Assicurati che solo una versione (quella da te scelta) sia navigabile dal browser e che le altre vengano correttamente re-indirizzate a questa con un redirect 301.
Il crawler di Google (Googlebot) infatti, se non specificato, non distingue tra le diverse versioni che considera dei siti differenti. La specificazione del dominio principale del sito deve essere fatta sia nelle impostazioni del sito web sia su Google Search Console (GSC).
Aggiornamento ed ottimizzazione sitemap XML
La XML Sitemap è un file che contiene l’elenco degli URL delle pagine del tuo sito web. Il suo invio ai motori di ricerca aiuta i bot ad eseguire più facilmente il crawling.
Fondamentale è dunque mantenerne aggiornato e privo di errori il contenuto.
Per verificare una sitemap puoi utilizzare la funzione “analisi scansione” di Screaming Frog, visualizzarne il report e correggerne gli errori in base alle azioni suggerite dal tool. Se vuoi capire come verificare una sitemap con Screaming From clicca qui.
Se riscrivi la sitemap o ne crei una nuova con Screaming Frog o altri tools, questa va poi inviata a Google tramite Search Console.
Ricordiamo che anche con Google Search Console stesso puoi creare ed inviare una sitemap XML (clicca qui).
Utilizzo del protocollo HTTPS
L’utilizzo di un protocollo HTTPS è il segnale che sul sito è stato installato un certificato di sicurezza (SSL). La presenza di un sito sprovvisto del certificato viene ad esempio segnalata da Chrome con la etichetta “non sicuro”.
Google privilegia i siti https vs http e ne consiglia l’adozione, arrivando addirittura a dichiarare nel 2014 che l’httips è un fattore di ranking (leggi qui). Per verificare la presenza e corretta installazione del certificato SSL puoi utilizzare in modo semplice tool quali SSLLabs o SLLShoper.
Impostazione 301 redirect
Dopo avere eseguito la migrazione di un sito, quando si sposta o si elimina una pagina, o per qualsiasi altra ragione si cambia la URL di una pagina, va eseguito un redirect 301. Diversamente infatti l’utente si troverebbe difronte ad una pagina di errore 404 o 504.
Per evitare la perdita di backlinks, la presenza di “pagine rotte” ed una cattiva UX sul proprio sito è bene verificare:
- l’invio a Google di una nuova sitemap
- l’impostazione del codice 301 redirect della vecchia URL alla nuova
- che non vi siano numerosi redirect verso la stessa pagina (redirect loop)
- la versione preferita del nuovo dominio (www vs. senza www)
- che il cambio di URL sia stato specificato in GSC
- la presenza di “link rotti”
Link rotti (broken links)
La presenza nei contenuti di link che puntano verso pagine non più disponibili (link rotti o broken links) influisce negativamente su ranking e user experience, e riduce il crawl budget.
È importante dunque procedere spesso con la loro verifica e correzione.
Per identificarli possiamo utilizzare l’estensione di Google Chrome “Check my links”, in presenza di siti di piccole dimensioni, oppure Screaming Frog per siti più grossi:
- dopo avere eseguito il crawling cliccare sul tag “Response codes”
- utilizzare il filtro “Client (4xx)”
- cliccare su “In links” ed esportare i dati
Se il link è necessario sostituiscilo con un altro rilevante, se non lo è rimuovilo.
URL SEO friendly
Sebbene oggi WordPress e gli altri CMS (content management system) configurino in modo corretto le URL, è sempre bene verificare che sul tuo sito non ve ne siano come questa:
URL “sporche” come quella sopra riportata, sono infatti difficilmente indicizzabili, non sicure e non chiariscono il contenuto delle pagine.
In questi casi è bene procedere alla riscrittura delle URL. Vi sono tecniche di URL rewriting diverse a seconda dei diversi linguaggi di programmazione (PHP e Apache, ASP.net e ISS, Java), ma se non hai elevate competenze informatiche i CMS ti consento di modificare facilmente il permalink.
Per creare delle URL SEO friendly assicurati:
- che siano corte e facilmente memorizzabili
- contengano la parola chiave
- di avere utilizzato i trattini (-) al posto degli underscores (_);
Dati strutturati
L’aggiunta di dati strutturati (featured snippets, scale di rating, knowledge graph,…) aiuta i motori di ricerca a capire meglio qual è il contesto ed il contenuto delle pagine del tuo sito.
Questo permette loro di fornire risultati di ricerca più accurati e consente agli utenti di avere una migliore UX. Lo schema markup facilita il ranking di differenti contenuti del tuo sito web (articoli, contemuti localizzati, eventi, prodotti,…).
Lo schema markup del tuo sito può essere verificato tramite il Structured Data Testing Tool (lo trovi qui). Questo strumento ti permette di rilevare errori e verificare che i metadati del tuo sito siano in linea con le guide linea di Google. L’assistente per il markup dei dati strutturati di Google (lo trovi qui) è invece un valido aiuto per eseguire il markup degli elementi della tua pagina web.
Contenuti duplicati
La presenza di duplicazioni di contenuti, title tags e headers si riflette negativamente sul ranking e quindi vanno rilevati e rimossi.
Può capitare infatti che le nostre pagine web trattino temi simili e questo può portare ad avere duplicazioni di parte del contenuto. Questi possono essere rilevati e gestiti tramite tool come Copyscape o tramite il comando site:. Nello specifico occorre aggiungere al proprio dominio il percorso “&start=990” (es. site:euwebagency.com&start=990) e guardare poi al messaggio che compare in basso alla pagina.
Un altra opzione è quella di gestire i duplicati presenti su un unico dominio utilizzando l’attributo REL=”canonical”. Questo attributo ci permette di specificare al motore di ricerca quale URL deve indicizzare (A). Le pagine con contenuti simili per noi irrilevanti (“B”, “C”, ecc.) verranno quindi ad essere reindirizzate verso la pagina “principale”. Per fare questo occorre inserire la stringa con il tag canonical all’interno del tag <head> dellepagine(“B”, “C”, ecc.).
Sito mobile responsive & friendly
Il 26 marzo 2018, con un post sul “Webmaster Central Blog” (eccolo), Google ha annunciato che da quella data l’indice di riferimento principale sarebbe stato quello mobile e non più quello desktop.
Una indagine effettuata nel 2018 da ComScore ci informa che il 71% delle 2,3 ore spese dagli italiani in internet è su dispositivi mobile.
Per verificare se il tuo sito è mobile friendly puoi utilizzare il Mobile-Friendly Test di Google (da qui).
Per ottimizzare la velocità considera la rimozione di codice Javascript non necessario e l’utilizzo di AMP.
SEO Audit: fattori On page
La SEO on page è il processo volto all’ottimizzazione di elementi di una pagina web al fine di influenzarne il posizionamento nei risultati di ricerca.
Tra i principali fattori da analizzare tramite il SEO audit troviamo:
Tag Title
Il tag title o SEO title, è la prima cosa che vedono gli utenti ed i crawler una volta entrati nella pagina ed aiuta entrambi a capire qual è l’argomento trattato nella pagina.
L’ottimizzazione del tag title rientra tra le SEO best practices e durante l’audit va verificato che:
- la sua lunghezza sia compresa tra i 60-70 caratteri: per lunghezze del title superiori il motore di ricerca potrebbe infatti tagliare importanti parole dal testo e fare apparire al loro posto delle ellipsi (“…”). Per trovare pagine il cui titolo è inferiore o superiore a 65 caratteri è possibile utilizzare Screaming Frog (dopo avere eseguito il crawling, clicca sul tag “Page titles” e selezione il filtro “Over 65 characters”);
- includa la focus keyword: includere la keyword, soprattutto all’inizio del title, fornisce un sicuro apporto al ranking;
- sia capace di attirare click: il tag title è usato nelle pagine dei risultati dei motori di ricerca (SERP), nei browser e nei social network. Un titolo capace di attirare l’attenzione dei visitatori e incuriosirli è più probabile che venga cliccato. Un aumento del click-trough-rate (CTR) significa avere un migliore ranking e un maggiore traffico organico.
Headings (tag H1, H2, H3,…) o tag di intestazione
Il tag H1 è il principale heading tag. Esso dovrebbe essere presente in ogni pagina, così come nei sottotitoli (H2, H3,…), ed includere al suo interno la focus keyword o suoi sinonimi.
Per verificare la presenza di pagine prive di H1 possiamo ancora una volta fare ricorso a Screaming Frog: dopo avere eseguito il crawling, clicca sul tag “H1” e selezione il filtro “Missing”. Allo stesso modo è possibile ricercare la presenza di duplicati o H1 con più di 70 caratteri per ottimizzarne la lunghezza.
Tag meta description
La Meta Description può avere un impatto sul ranking. Non diretto, ma indiretto.
Una Meta Description della giusta lunghezza (max. 160 caratteri), che contenga la focus keyword e sia capace di cogliere l’intento di ricerca dell’utente, può aumentare il CTR che è un fattore di ranking diretto.
Per verificare la sua presenza nelle pagine del tuo sito basta cliccare sul tag “Meta description” di Screaming Frog, quindi selezionare il filtro “missing”. Allo stesso modo è possibile ricercare la presenza di duplicati o meta description con meno di 70 e quelle con più di 155 caratteri.
Contenuti & posizionamento keyword
I contenuti sono il più importante fattore di SEO on page. La loro analisi richiede tempo ma è attraverso questa analisi che possiamo verificare l’efficacia della nostra content strategy.
Per investigare il contenuto di una pagina sono disponibili numerosi tool (Ahrefs, Seo browser, Browseo, SEMRush,…). Gli elementi da indagare corrispondono ai seguenti quesiti:
- Sono presenti pagine con contenuti poveri? Pagine con un numero molto basso di parole forniscono poco valore agli utenti e sono deprecati da Google Panda. Per verificare il numero di parole puoi utilizzare tool come BrightLab SEO Word Counter.
- Le pagine sono targhettizate per la giusta keyword? Qualifica e valida le keyword in base ai risultati dell’analisi dei competitors e all’intento di ricerca degli utenti. Per la validazione del processo puoi utilizzare il tool Keyword research di Ahrefs.
- La target keyword ha un volume significativo? Sempre con il Keyword Research Tool di Ahrefs verifica il volume di ricerca delle keyword tenendo eventualmente conto del settore di mercato.
- La keyword è stata già utilizzata in precedenza? Alcune volte capita che più pagine abbiano la medesima target keyword (in gergo si chiama cannibalizzazione) e questo genera confusione sia nell’utente che nei motori di ricerca. Per evitare questa situazione crea un indice di keyword col quale mappare le stesse sul tuo sito web.
- La keyword density è compresa tra 1-3 %? Verifica che la target keyword non venga troppo ripetuta nel testo per non essere penalizzati da Google. In genere si considera 1-3% la soglia da non superare per evitare il keyword stuffing.
- Le pagine hanno più di 6 mesi? Contenuti unici, di qualità e aggiornati (fresh content), sono questi quelli che influenzano il ranking. Verifica con frequenza almeno annuale i tuoi contenuti e mantienili accurati e aggiornati.
- La pagina contiene errori ed è stata scritta con tecniche di SEO copywriting? Verifica che tue pagine siano comprensibili e prive di errori, includano la target keyword e sue variazioni, sinonimi e LSI keyword. Oltre che dal punto di vista formale verifica che i contenuti utilizzino tecniche di SEO copywriting e creino engagement.
Velocità sito web
Avere una buona velocità di caricamento della pagina o del sito (anche da mobile) è oggi uno dei più importanti fattori connessi alla UX ed al ranking.
Per rilevare la velocità vi sono diversi tool tra i quali Google Page Speed Insights, Pingdom e GTMetrix. Alcuni tool oltre a fornire varie utili metriche suggeriscono anche soluzioni ai problemi rilevati.
La velocità del sito può essere eventualmente aumentata ottimizzando alcuni elementi tra i quali:
- compressione delle immagini;
- rimozione o minimizzazione di file JavaScript;
- ottimizzazione del CSS delivery;
- riduzione dei redirect;
- riduzione del tempo di risposta del server;
- utilizzo di un CDN.
Architettura sito
L’archittettura di un sito web deve essere tale da permettere a Google di scansionare facilmente le pagine ed il loro contenuto.
Verifica che le pagine importanti non si trovino in livelli profondi del sito, cioè che dalla homepage occorrano più di 3 click per trovarle, in modo che crawler e utenti possano facilmente raggiungerle. Situazione questa comune nei siti e-commerce o in quelli di grandi dimensioni.
Verifica attentamente che l’architettura del sito permetta alle pagine di linkare correttamente alle altre e che quelle più importanti abbiano la precedenza.
Dwell time & Bounce rate
Sono due importanti metriche su cui prestare molta attenzione. Il Dwell time misura il tempo che un utente rimane su una pagina prima di lasciarla, il Bounce rate misura la frequenza di rimbalzo, cioè quante volte l’utente abbandona la pagina entro 30 secondi. In entrambi i casi un basso Dwell time ed un alto Bounce rate viene interpretato da Google come un segnale di bassa qualità della pagina.
Per migliorare la prima è buona pratica scrivere contenuti di qualità che siano di almeno 1000 parole o più, coinvolgenti e che utilizzino media in diversi formati (immagini, video, infografiche, ecc.). Per ridurre il Bounce rate, invece, aggiungi dei link interni nella parte iniziale dei contenuti, in modo da invogliare l’utente a navigare su altre pagine del tuo sito.
Immagini & video
Anche immagini e video sono molto importanti e da analizzare nel SEO audit.
Immagini
Sono uno degli elementi da ottimizzare quando si hanno rallentamenti nella velocità di caricamento di un sito web. Gli elementi da indagare corrispondono ai seguenti quesiti:
- Le immagini hanno dimensioni appropriate? Verifica che le immagini siano state caricate col giusto formato per evitare sovradimensionamenti che possano impattare sulla velocità del sito.
- Le immagini sono state compresse? Comprimi le immagini prima di caricarle tramite tool (come compressor.io e optimizilla.com) o plugin (WP Smush, CW Image Optimizer). Preferisci per le immagini il formato jpeg o png.
- Le immagini hanno una tag description accurata? I bot non vedono le immagini e per fare capire loro di cosa si tratta è bene riportare nel tag ALT un testo descrittivo che includa la focus keyword.
Video
É il canale principale attraverso il quale gli utenti usufruiscono dei contenuti sul web e il loro trend è in costante crescita. Gli elementi da indagare per questo media corrispondono ai seguenti quesiti:
- I video sono unici per il tuo brand? Creare dei propri contenuti video crea engagement, brand awareness ed aumenta lead e conversioni. Assicurati che la qualità sia alta e che si possa facilmente usufruire della loro visione anche dai dispositivi mobile.
- I video sono ospitati sulla giusta piattaforma? Sono molte le piattaforme di hosting di video ma la più diffusa e utile ai fini SEO è Youtube. I video stanno sostituendo sempre più i contenuti testuali nelle preferenze degli utenti e la loro presenza è vista da Google come un segnale di qualità dei contenuti.
- Il title dei video è stato ottimizzato? Come per le immagini, anche i video non vengono visti dai bot. Per questo l’inserimento di un titolo descritto inclusivo della target keyword è una buona pratica ai fini SEO.
Link interni
L’utilizzo di link interni aumenta la rilevanza e favorisce il ranking delle pagine, aumenta la Domain Authority (DA) del sito web e si rivela utile sia per i bot che per la UX degli utenti. Google Penguin penalizza un eccessivo utilizzo di link con un anchor text esatto, ma solo se provenienti da siti esterni (backlinks), quindi l’inserimento di link interni non crea alcun problema.
Assicurati che la link building interna venga eseguita correttamente e:
- utilizza delle anchor text descrittive;
- verifica che le pagine che vuoi posizionare abbiano un appropriato numero di link interni e siano linkate dalla tua homepage;
- assicurati di avere aggiunto dei link interni da pagine rilevanti del tuo sito ai nuovi contenuti.
SEO Audit: fattori Off-page
Sono fattori esterni alla pagina che non possono essere influenzati direttamente dai webmaster e sono dei fattori da verificare in fase di SEO audit.
I principali fattori off page sono rappresentati dalla link building e dalla link popularity. La creazione e gestione dei link è infatti un’attività centrale all’interno della SEO off page e, al pari di quella on page, ha un ruolo significativo nel posizionamento organico dei contenuti.
Obiettivo del SEO audit è dunque quello di indagare e trovare dei punti di debolezza e opportunità di miglioramento principalmente in relazione ai fattori che analizzeremo nei prossimi paragrafi.
Link analysis
Dividiamo questo paragrafo in 2 parti: la backlink profile e la link popularity.
Backlink Profile
Google favorisce l’indicizzazione dei contenuti se questi ricevono link di qualità da siti esterni autorevoli (backlink) e con una alta Domain Authorithy.
Risulta quindi importante procedere con una analisi della link profile, cioè dei backlinks del sito al fine di identificare link di bassa qualità da rimuovere ed opportunità per acquisire nuovi link di qualità. L’analisi richiede tempo ma può essere in parte automatizzata grazie a dei tool tra i principali Ahrefs, Majestic SEO (vai al sito) e Link Profiler.
Ai fini della valutazione, le domande che la checklist deve prevedere sono le seguenti:
- Il tuo sito riceve backlinks di qualità da uno o più siti? E’ importante avere link provenienti da siti diversi. Un’alta quantità di backlink da un singolo dominio è spesso da collegare a link site-wide (link replicati in sidebar e footer) o alla negative SEO. I link site-wide esterni se non utilizzati correttamente possono portare a delle penalizzazioni.
- Sono presenti sul tuo sito dei backlinks con catene di redirect (redirect chains)? E’ legata alla strategia grey-hat SEO di acquistare un sito con un significato portfolio di link rilevanti che vengono reindirizzati con un 301 redirect al tuo sito. Verifica la presenza di un eccessivo numero di questi backlinks con Ahrefs dal report “backlinkprofile”.
- Il tuo sito ha perso dei backlink (backlinks lost)? Verifica se il tuo dominio ha perso dei backlink dal report “backlink profile” di Ahrefs o con il filtro “lost&found” dal report backlink di SemRush.
- Sono presenti sul tuo sito dei backlink “rotti” (broken backlinks)? Verifica la presenza di link rotti, cioè di backlink che puntano ad una pagina 404 del tuo sito. Utilizza il “broken link checker” che si trova all’interno del report Site explorer di Ahrefs.
- Sono presenti sul tuo sito dei backlink discutibili? Esamina l’origine dei backlink per verificare se provengano realmente da siti autorevoli. Non c’è la necessità che tutti provengano da siti autorevoli, ma la maggior parte si.
Link Popularity
Come abbiamo visto, più il tuo sito riceve link maggiori sono le tue possibilità di concorrere per le prime posizioni in una SERP. La popolarità di un sito è una importante parametro a cui prestare attenzione quando si prepara un SEO audit.
La link popularity può essere stimata con alcune metriche: domain authority (DA) di Moz, link popularity, net popularity, IP popularity, e valutata con queste poche e semplici domande:
- Il traffico web del tuo sito è aumentato? L’aumento o la sua diminuzione può essere considerato indirettamente un indice per valutare la popolarità, credibilità e fiducia generata negli utenti.
- Com’è la popolarità del tuo sito se comparata con siti simili? Un modo semplice è quello di fare riferimento alla DA misurata tramite l’estensione chrome mozbar e raffrontare i dati con i diversi competitors.
- Stai ricevendo backlink da siti popolari? Il Mozrank è una metrica che, sebbene non ufficiale, può dare un’indicazione sulla popolarità del tuo sito web.
Social Signals
I social signals fanno riferimento a tutti quei segnali (retweet, like, pin, condivisioni,…) risultanti da interazioni tra brand e utenti sui social media.
Non vi è unanimità nel correlare questi segnali a miglioramenti nel ranking, ma sono indubbi gli effetti positivi derivanti dalla condivisione di contenuti rilevanti (whitepapers, ebooks, infografiche,…) capaci di creare engagement all’interno delle community.
Verifica il numero di social signals ricevuti dai tuoi singoli contenuti attraverso tool quali Followerwonk e Buffer e cerca di aumentare le condivisioni delle tue pagine/articoli del sito (su WordPress ci sono diversi plugin).
Conclusione
In questa lezione della tua SEO Academy preferita abbiamo parlato di SEO audit. Ti abbiamo dato tutte le informazioni necessarie per capire esattamente cos’è, come si struttura e fornito un elenco per condurre in modo professionale l’analisi SEO di un sito web.
Ma basta questo per posizionare i tuoi contenuti primi su Google? Purtroppo no…
Una volta fatto il SEO audit bisogna avere le giuste competenze ed abilità per prendere le giuste decisioni, definire la giusta strategia SEO e implementare correttamente le modifiche. Decisioni sbagliate potrebbero infatti impattare negativamente il posizionamento SEO e quindi la visibilità di una azienda o brand.
Fai quindi attenzione, rimani aggiornato e continua a seguirci. Nelle prossime lezioni della SEO Academy parleremo di altre cose molto interessanti…
Se ti serve aiuto con un SEO audit, o con la SEO in generale, e se vuoi migliorare le tue conoscenze in ambito SEO… contattaci!
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